luvaz

lunedì 3 settembre 2007

ascensore per l'inferno

il titolo l'ho preso in prestito da quello di un film francese e relativa colonna sonora di miles davis. Ma il significato a cui mi riferisco è ben diverso. l'ascensore per l'inferno l'ho preso per tornare a Napoli, questo schifo di città dove son tornata dopo un lungo viaggio nella favolosa California.Lo so che non è necessario andar così lontano per realizzare di vivere in un posto dove la qualità della vita è così scadente.
Si va un pò più su di Roma e voila puoi vivere modestamente ma non temere che qualcuno ti apostrofi malamente giusto per sfizio, perchè si sente in diritto, perchè ha una capa malata piena di letame. Certo per vedere file ordinate dove ognuno rispetta il proprio turno bisogna salire ancora un pò più su per esempio Belluno.
Si sarà capito che questa è una provocazione. Il fatto è che non mi sento italiana, e adesso mi vergogno di essere napoletana.

6 Commenti:

Blogger lobotomica ha detto...

Quando tornai a Napoli dopo aver vissuto quattro anni a Roma fu uno choc: ci volle un anno intero per riabituarmi alla barbarie.
Adesso che vivo a Milano non posso neanche lontanamente immaginare un ipotetico ritorno a Napoli, credo che il mio sistema nervoso non reggerebbe un trauma di questa portata.
Ti capisco.

3 settembre 2007 alle ore 04:21  
Blogger grower ha detto...

d'accordo sul fatto che la qualità di vita a napoli sia sotto la media, d'accordo sul fatto che napoli pulluli di gente con la testa piena di letame, va bene anche la provocazione, ma alcune parole feriscono e alimentano luoghi comuni e quella chiusura mentale (che pure si ritrova nelle parole di lobotomica)nei confronti dei napoletani e della mia città. mai mi sarei aspettato da una napoletana queste parole: "e adesso mi vergogno di essere napoletana".
non capisco, non condivido, disapprovo.

7 settembre 2007 alle ore 07:10  
Blogger lobotomica ha detto...

Questo commento è stato eliminato dall'autore.

7 settembre 2007 alle ore 09:21  
Blogger lobotomica ha detto...

Grower, hai ragione a scrivere queste parole. Anch'io, se fossi capitata su un blog di persone che non conoscevo personalmente e avessi letto queste cose, disapproverei.
Però conosco me, e conosco Luvaz, e ti assicuro che nutriamo un amore profondo per la nostra città.
L'errore è stato quello di dar voce in un blog, che per definizione è pubblico, a sfoghi che normalmente si fanno in maniera privatissima. Perché può pure capitare di sentirsi alieni in una città come Napoli, può anche succedere di provare enorme difficoltà nel rapporto quotidiano con la città, specialmente quando per un po' sei stato via e hai vissuto in un altro modo.
La frase finale di Luvaz è, evidentemente per me, uno sfogo momentaneo. La mia difficoltà a reinserirmi una constatazione. Non è snobismo, credimi. Solo amarezza.

7 settembre 2007 alle ore 09:22  
Blogger LUVAZ ha detto...

Caro Grower, leggo solo adesso il tuo commento. Mi dispiace averti infastidito con la battuta finale. ha ragione lobotomica quando dice che quello è uno sfogo. Mai e poi mai mi sarei sognata di affermare e scirvere nero su bianco pubblicamente ciò che ho scritto.L'esasperazione è tanta. Sarà per la frustrazione che provo a vivere in una città dove l'immobilismo è la regola in tutti i settori, dove appunto la qualità della vita è così scadente; dove i sottoproletari seppur in numero minore hanno la meglio su tutti gli altri con i loro atteggiamenti prepotenti; dove la sottocultura prevale sulla CULTURA.E ce l'ho con me stessa perchè ho trovato solo il coraggio di affermare che ho vergogna e perchè so che potrei trovare il coraggio per fuggirmene (come suggeriva Eduardo De Filippo negli anni 80)e non per rimanere qui e cercare così di contirbuire a cambiare lo status quo.Chiedo scusa ai napoletani giusti e puri come te, ma lo slogan "orgoglio di essere napoletani" lo lascio a quei tifosi del napoli delle curve A e B. Anche se il napoli continuerò a tifarlo col cuore tutte le domeniche, perchè a me il calcio piace!

9 settembre 2007 alle ore 03:48  
Blogger grower ha detto...

capisco lo sfogo, perchè di quelli "giusti" è proprio. ho vissuto all'estero per un po' e capisco cosa voglia dire tornare. anch'io provo talvolta frustazione e impotenza per l'immobilismo cui ti riferisci; non mi illudo di cambiare lo stato delle cose, ma credo sia nostro dovere tentare...
un abbraccio

10 settembre 2007 alle ore 02:56  

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